L’internamento libero a Tavarnelle Val di Pesa
Nel 1942 giunsero a Tavarnelle Val di Pesa alcuni civili provenienti da Fiume, internati per aver svolto propaganda comunista o per condotta sovversiva: Giovanna Sepic con la suocera settantacinquenne Maria Jugo (in Sirola) e la figlia di tre anni Cossana Sirola, e i coniugi Giuseppina Sirola e Giovanni Srok, classificati come “genitori di ribelli”.
Dopo l’iniziale rifiuto del Comune di Tavarnelle al ricongiungimento familiare, giustificato dall’inadeguatezza dell’alloggio [Fig. 1], Giovanna Sepic fu raggiunta dal marito Giovanni Sirola, già internato nel campo di concentramento di Casoli (Chieti). Descritto come “scaltro e intelligente”, Giovanni Sirola era stato internato perché considerato un “convito sovversivo” capace di sobillare molti giovani ad aderire al partito comunista [Fig. 2]. I due coniugi furono raggiunti a Tavarnelle anche da Milka Sirola, sorella di Giovanni, già internata nella colonia di confino di Ventotene [Fig. 3]. Anche a quest’ultima era stato imposto il provvedimento di internamento dalla Prefettura di Fiume, perché sospettata di “istigare i giovani del luogo di darsi alla macchia, rassicurandoli che prestissimo [sarebbero arrivati] i russi a liberarla” [Fig. 4].
La presenza di così tanti internati a Tavarnelle creò un problema di alloggi, per cui fu possibile sistemarli solo in due stanze attigue fornite soltanto di pagliericci e coperte con l’uso di cucina condiviso.