A partire dal 1940, momento in cui l’Italia entrò nella Seconda guerra mondiale, il governo fascista e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la Repubblica Sociale Italiana, promulgarono una serie di misure restrittive della libertà individuale volte al controllo, alla reclusione e alla marginalizzazione di coloro che erano considerati “pericolosi nelle contingenze belliche”. Tali misure si tradussero in una fitta rete di dispositivi di internamento con i quali furono violati istituzionalmente i diritti degli individui e con i quali fu perpetrato l’arbitrio dei poteri pubblici da parte dello Stato.
Questa mostra online, basata sulla documentazione disponibile all’Archivio di Stato di Firenze, prende in esame due tipologie di internamento civile. La prima parte tratta dei campi di concentramento, misura che forzava gli internati a risiedere in strutture specifiche (generalmente edifici già esistenti convertiti in sedi di reclusione); la seconda parte invece si concentra sulle località di internamento libero, ossia sui comuni lontani dalle aree di interesse militare in cui gli internati furono costretti a vivere.
La mostra si basa su una parte del “Fondo Questura”, che include la documentazione relativa ai campi di concentramento di Villa La Selva a Bagno a Ripoli e di Montalbano a Sant’Andrea a Rovezzano, e 379 fascicoli personali di internati appartenenti alla Categoria A4.
L’esposizione virtuale è formata da sedici sezioni, corredate di documenti originali dell’Archivio di Stato di Firenze, che ricostruiscono la storia dell’internamento civile in due campi di concentramento e ventuno comuni delle attuali province di Firenze e Prato. La mostra mette in evidenza la capillarità del sistema di internamento fascista su una parte del territorio toscano e l’ampiezza delle categorie di individui colpite da tali provvedimenti: uomini e donne, stranieri e italiani, “ebrei” e “ariani”, emarginati sociali, tutti reclusi perché sospettati di rappresentare un pericolo per l’ordine pubblico.
La mostra è curata dalla dott.ssa Chiara Renzo, assegnista di ricerca del progetto "SIRIT": Il sistema di internamento e di reclusione in Toscana 1940-1944: dalla storia ai luoghi della memoria, coordinato dalla prof.ssa Valeria Galimi presso il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte, Spettacolo (SAGAS) dell’Università di Firenze. Il progetto SIRIT è stato realizzato in partnership con l’Archivio di Stato di Firenze, il Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato, l’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Livorno, l’associazione “Per non dimenticare – Do not forget Onlus” e il Comune di Bagno a Ripoli, finanziato dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, all’interno del Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo.