L’internamento libero a Scarperia
Tra i numerosi civili provenienti dalla zona di occupazione italiana in Jugoslavia e internati in Toscana, si trovava in internamento libero a Scarperia una parte della numerosa famiglia Marcelia, il resto della quale era internata nei comuni di San Casciano Val di Pesa, Talla e Greve. A partire da luglio 1942, Maria Host, con la madre Anna Marcelia e il figlio Antonio Mladenic, risultano internati in un alloggio di via Roma in quanto congiunti di ribelli legati alla resistenza istriana. Vengono rimpatriati solo nell’agosto del 1945 [Fig. 1].
A Scarperia, sempre in via Roma, fu internato anche Umano Pozzoni, di Erba in provincia di Como. Egli era figlio di un professore universitario, “fervente comunista” e fuoriuscito in Russia, e di una donna di nazionalità russa. Nelle carte che compongono il suo fascicolo personale, il poco più che ventenne Umano Pozzoni è descritto come un uomo “di idee sovversive [che] in più occasioni a Erba [aveva] manifestato la sua ferma fiducia nella vittoria delle armi russe.” Gli accertamenti della pubblica sicurezza dopo la caduta del regime fascista riferiscono che Umano Pozzoni avesse stretto amicizia “con elementi sovversivi a Scarperia e nei paesi vicini, dai quali [era] tenuto in molta considerazione”. Dopo un anno di internamento, nel settembre del 1943, Umano Pozzoni fu rilasciato dai carabinieri che, però, nel “foglio di via” specificano che a Scarperia il suo comportamento “aveva lasciato a desiderare nella sua condotta politica quale estremista e bolscevico”.
Anche se non si trovano tracce all’Archivio di Stato di Firenze, risulta internato a Scarperia anche l’ebreo apolide (ex polacco) Leone Smulevich, proveniente dal campo di concentramento di Campagna, in provincia di Salerno (si veda annapizzuti.it).