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Archivio di Stato di Firenze

Pelago

L’internamento libero a Pelago

Nell’ottobre del 1942 giunse a Pelago Andrea Gregori (Grgic), proprietario di una piccola azienda produttrice di bibite gasate a Basovizza. Egli era stato arrestato durante un’indagine della polizia nelle zone di Basovizza e Trebiciano. Nella proposta di internamento, la Prefettura di Trieste descriveva il Gregori come il fratello di “noti irredentisti”, “uno dei più pericolosi propagandisti slavofili di questa zona”, e specificava che “tale propaganda in maniera occulta o palese, egli l’[aveva] sempre effettuata sin dal tempo del cessato regime austro-ungarico”. Questi “precedenti”, insieme al fatto che il Gregori viaggiasse molto per lavoro, lo rendevano un elemento sospetto di favorire gli affiliati delle bande armate che operavano nella zona carsica [Figg. 1-3]. Quando la Prefettura di Trieste revocò il suo provvedimento di internamento, il Gregori risultava essersi già allontanato per ignota destinazione insieme ad un altro internato libero a Rignano sull’Arno, Vladimiro Trampuz [Fig. 4].
Altri due uomini erano stati arrestati nella stessa retata in cui era stato fermato Andrea Gregori, si trattava di Sante Krismancich e Andrea Presl. Il primo lavorava come operaio nelle acciaierie Ilva a Basovizza e si riteneva necessario allontanarlo dalla provincia di Trieste perché di “notori” sentimenti slavofili, nonché fratello di un funzionario del Ministero del Commercio a Belgrado sospettato di svolgere attività antinazionale e di favorire affiliati delle bande partigiane nella zona del Carso [Fig. 5]. Il secondo era sospettato di svolgere propaganda anti-italiana, poiché in passato aveva diffuso della stampa clandestina e nel corso di alcune perquisizioni nella sua abitazione era stata rinvenuta una fascia tricolore del regno dell’ex-Jugoslavia. 
Gregori, Krismancich e Presl non furono gli unici internati a Pelago. Nel gennaio del 1943 arrivarono anche altri internati dal Carnaro, tutti segnalati come “congiunti di ribelli”: Giuseppe Mladenic, con la moglie Cecilia Marcelia e la nipote Marianna Mladenic, già internati a Greve. Sempre nello stesso periodo da Greve, arrivarono anche le internate Emilia Peterc (in Srok) con le figlie Maria e Antonia, liberate e rimpatriate su richiesta del delegato croato della Croce Rossa nel marzo del 1944 [Fig. 7].