Fra i numerosi diari e resoconti dei viaggi in Europa del principe Cosimo di cui furono autori membri del suo seguito, il più singolare è senz’altro questo del poeta e medico di corte Giovanni Andrea Moniglia (1625-1700). Si tratta di un’opera poetica in terzine di cui si conoscono, oltre a questa dell’Archivio di Stato di Firenze, altre due copie manoscritte, conservate, rispettivamente, presso la Biblioteca Nazionale di Firenze e presso la Laurenziana.
Qui la penna dell’autore mostra una libertà e una spigliatezza che è del tutto assente nelle più controllate relazioni degli altri membri del seguito del principe. In questo caso, siamo di fronte piuttosto a «un diario personale, in cui la scrittura è meno sorvegliata, di un divertissement in cui tutti i pregiudizi, particolarmente quelli religiosi, e la volgarità dell’autore non solo non vengono nascosti ma, in un gioco barocco, vengono invece messi in luce ed enfatizzati» (S. Villani). Valga per tutti il passo nel quale Moniglia, in segno di spregio, urina sopra la statua di Erasmo a Rotterdam (c. 46v).
Tuttavia, il tono scherzoso e l’ironia spesso pesante e sarcastica del testo non impediscono di cogliere a tratti l’ammirazione del medico per le cose che vede, come la pulizia di Amsterdam o la floridezza manifatturiera e commerciale dei Paesi Bassi.
Estratti dal Viaggio del serenissimo principe Cosimo di Toscana descritto in sette capitoli dal dottore Giovanni Andrea Moniglia suo medico (ASFi, Mediceo del principato, 6385)
(c. 1r) Da Firenze ad Inspruck. Capitolo primo
Ragion è ben d'assomigliare a' numi / cui di nobil desio fervendo il seno / vide molte città, molti costumi / quindi d'alta virtù, voi che ripieno / l'animo avete, e dentro al regio petto / non è del mondo tutto augusto meno, / nutriste suavissimo diletto / scorrer per indagar riti stranieri / remoto clima, e peregrino tetto; / E distinguendo poi da i falsi i veri / dogmi di ben regnar ergere il segno / a' vostri sagacissimi pensieri; / veder ciò che s'intese è pregio degno / d'eroe sovrano, onde si fan gl'esempi / dell'altrui monarchia base al suo regno; / dolce pietà, di tirannia gli scempi, / tranquilla pace, atro furor di Marte, / culto incorrotto, e profanati tempi / rimirati da voi, più che le carte, / se ben vergate d'erudito inchiostro / d'accrescere il dominio additan l'arte [...]
(c. 46v) Rotterdam: la statua di Erasmo
Qui nacque Erasmo empio tiranno, e infido / al cattolico culto, ma nel mondo / per le lettere umane uomo di grido, / oh quant'anime, oh quante andaro al fondo / per la voce di lui, che di Calvino / parlò nell'eresia troppo facondo. / Statua di bronzo, e di lavor più fino / ch'a quel di Fidia s'adeguasse, in ponte / stassi eretta a costui, quasi divino / ei fosse; tosto mi sudò la fronte, / e vennemi in veder l'alto colosso / desiderio di fargli oltraggio ed onte; / ma perché allor com'io vorrei non posso / dargli uno sfregio, non veduto almeno / pian pian m'accosto e te li piscio addosso [...]