Questo del giovane Filippo Corsini, figlio del marchese Bartolomeo, organico al ruolo della corte del principe con la carica onorifica di “coppiere”, è il più completo tra i diari dei viaggi di Cosimo: comprende infatti, oltre al primo viaggio (Germania e Paesi Bassi), anche il secondo, compiuto tra il settembre 1668 e l’ottobre 1669 attraverso Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia e Olanda. In entrambe le occasioni Corsini fece infatti parte del seguito di Cosimo.
Se da un confronto emerge chiaramente come lo scritto di Corsini, riguardo alla cronaca del primo viaggio, sia largamente debitore di quello di Prie, esso costituì a sua volta la fonte principale della lussuosa relazione “ufficiale” sul secondo viaggio, redatta negli anni successivi e corredata di splendide vedute di città e paesi, attribuite a Pier Maria Baldi (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Fondo Mediceo-palatino, 123).
La scrittura di Corsini ci aiuta a focalizzare elementi di sicuro interesse: nel resoconto cadenzato delle tappe e degli spostamenti, il giovane diarista pone il suo sguardo interessato sulle città visitate, sui palazzi, sul paesaggio agrario; registra informazioni sulla storia, i costumi e le istituzioni locali, sulle tradizioni religiose; annota il contegno del principe, le sue “pratiche devote” e, a monte, le sue stesse motivazioni al viaggio, riassunte negli incipit come frutto dell’ansia «d’appagare la sua lodevole curiosità di vedere Paesi più remoti», ovvero della consapevolezza del “giovamento” che deriva «a chi tocca in sorte di dover reggere il peso di governar Popoli a se soggetti apprendere i riti di varie Nazioni e conoscer le qualità di Paesi diversi et osservare la politica de Maggiori Regnanti».
Ma ciò che emerge dal resoconto di Corsini è altresì la capacità del principe di annodare o consolidare relazioni, in taluni casi durature, con esponenti del mondo della politica e della cultura umanistica e scientifica europea. Il primo soggiorno olandese costituisce, sotto questo profilo, un documento esemplificativo: qui il principe si avvale della guida di illustri intellettuali, quali il mercante di libri ed editore Pietro (Pieter) Bleau (dal quale acquista «alcune carte di Geografia disegnate e miniate con isquisitezza non ordinaria [...] e dimostravano le piante di diversi Porti, Città, Fortezze e Coste dell’Indie tanto Orientali che Occidentali») e Niccolò (Nicolaas) Heinsius, «letterato Olandese di primo grido»; incontra studiosi come Jacob Gronovio (Gronouw), «professore di lettere umane» presso l’Accademia di Leida, nonché personalità di spicco del tessuto politico ed economico locale, quali i delegati inviati su disposizione degli Stati generali delle Sette Province Unite e i rappresentanti della Compagnia delle Indie.
Del diario di Corsini si conservano presso l’Archivio di Stato di Firenze due esemplari.
Il primo afferisce al fondo Mediceo del Principato (ASFi, Mediceo del Principato, 6387, cc. 337). Il manoscritto contiene la cronaca del primo viaggio in Germania e nei Paesi Bassi (1667-1668) alle cc. 5r-135r, e del secondo (1668-1669) attraverso Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia e Olanda, alle cc. 137r-337v; nel secondo viaggio, la narrazione si conclude il 13 ottobre, data dell’arrivo a Marsiglia e dell’imbarco di Cosimo e del suo seguito su due galere granducali.
Estratti da ASFi, Mediceo del principato, 6387
(c. 6r) sabato 22 ottobre 1667: inizio del primo viaggio
[...] La mattina de' 22 giorno di sabato alle 11, aperta la camera prestamente si vestì Sua Altezza a bruno, come era già tutta la comitiva, mediante la morte pochi giorni avanti seguita del principe Mattias fratello del serenissimo granduca, et escito di palazzo con le consuete accompagnature di guardie e carrozze si portò alla chiesa della Nonziata, dove e per la strada quantità grande di popolo s'era ammassata, che ad alta voce al suo signore ogni contento e felicità augurava. Quivi udì la messa, alla quale con le solite ceremonie si communicò, e fatte le consuete preci nell'uscio fuori ricevé gl'ossequi di molta nobiltà quivi concorsa et entrato in carrozza s'incamminò alla Porta a S. Gallo, fuori della quale, smontata l'Altezza Sua di carrozza e ricevuti nuovi complimenti, entrò in lettiga et il simile fecero i cinque cavalieri per i quali erano quattro lettighe e due per il medico, segretario, cappellano e ministro di azienda e tutti gl'altri montati a cavallo s'intraprese il cammino intorno alle 13 con tempo brusco e con un poco di vento, che sul mezzogiorno calmò scoprendosi il sole. [...]
(c. 137r) settembre 1668: incipit del secondo viaggio
Considerando il serenissimo principe Cosimo di Toscana esser di non ordinario giovamento a chi tocca in sorte di dover reggere il peso di governar popoli a se soggetti apprendere i riti di varie nazioni, conoscer le qualità di Paesi diversi et osservare la politica de maggiori regnanti, non contento d'aver l'anno avanti scorsa buona parte della Germania e veduto le corti degl'Elettori di Magonza e di Sassonia, molte delle città franche fino ad Amburgo, la maggior parte d'Olanda e qualche poca della Fiandra, risolvette sul fine del 1668 d'intraprendere un viaggio maggiore per abboccarsi con i maggiori potentati d'Europa et i Paesi a quelli soggetti, diligentemente scorrere per potere delle forze e qualità di essi restare perfettamente informato e per essere affatto incognito non volle condur seco che poco numero di cavalieri che furono cinque, il cavalier Dante da Castiglione, suo primo gentiluomo di camera, il marchese Filippo Corsini, suo scalco, il marchese Vieri Guadagni, Paolo Falconieri e Lorenzo Magalotti, in qualità di gentiluomini di camera; il rimanente della comitiva fu pure assai scarso non ascendendo in tutto che al numero di quaranta. Resto determinato per la partenza il giorno de 18 di settembre. [...]
Il secondo esemplare si conserva invece in un fondo privato, quello della famiglia Strozzi, a riprova di come queste compilazioni avessero un’ampia diffusione manoscritta negli archivi e biblioteche delle principali famiglie fiorentine (ASFi, Carte strozziane, s. I, 57, cc. 250 numerate modernamente); in particolare, esso fa parte della prima serie del fondo, che nel 1784 fu donata, insieme alla seconda e alla terza serie, all’Archivio della Segreteria di Stato del Granducato di Toscana e che contiene, come appunto le altre due successive, gran parte della biblioteca del senatore Carlo di Tommaso Strozzi (1587-1670), ampliata dai suoi successori ed eredi, con spogli di documenti originali concernenti anche la famiglia Medici e una parte dell’archivio amministrativo di famiglia. Sul frontespizio della copia strozziana, in calce al titolo, si legge infatti: Di Luigi del Senatore Carlo di Tommaso Strozzi. 1677.
Seguono la narrazione del primo viaggio (cc. 1r-94r) e quella del secondo (cc. 99r-250v); quest’ultima, come nell’esemplare del fondo Mediceo del Principato, termina alla data del 13 ottobre 1669 ma, a differenza di quello, si arresta alle parole: «Fu S.A.».
Estratti da ASFi, Carte strozziane, s. I, 57
(c. 14r) sabato 19 novembre: Augusta, visita agli edifici delle acque
Di poi fu a mirare gli edifizi dell’acque, che prendono il moto da un fiume portato nella città da vicini monti di Baviera le di cui acque per alcune trombe di bronzo a forza di compressione per via di stantufi son fatte salire sopra di un’alta torre e quivi in una conserva adunate son poi per via di canali in varie parti della città distribuite e formatene diverse fontane arricchite di figure di bronzo le quali da diacci acciò danneggiate non restino, costumano nell’inverno tenerle coperte di legname.
(c. 48rv) mercoledì 28 dicembre: Amsterdam, pattini sul ghiaccio
Seguitando il tempo assai freddo con aria caliginosa s’ingrossò il ghiaccio di maniera che sopra di esso cominciorno i villani a portare il latte et altre cose vendibili nella città e dentro di essa sopra i canali o corrervi co’ ferri gran quantità di ragazzi e di fanciulle con franchezza non ordinaria anco nell’età più tenera et essendo questo l’unico tempo di recreazione per il popolo è lecito andare colla dama o colla moglie a correr sul diaccio a vedere radunandosi a tal effetto quantità di persone sul Gran Canale che viene da Utrect e la notte ancora in quelli della città costumano di correre fino a che splende la luna e ciò fanno molte persone cappate e che stanno sul decoro godendo della libertà in tal congiuntura permessa.
(c. 74r) venerdì 2 marzo: Amburgo
Abbonda il negozio di ogni sorte nella città per il commercio della Moscovia, Pollonia e altre provincie del Mar Baltico et il suo porto è dentro il fiume navigabile da grossi vascelli et è sempre ripieno di barcherecci d'ogni sorte che si dilata per i canali formati dall'acqua di detto fiume e d'un altro assai piccolo, che poco scorre dalla città lontano Alster cognominato. Il pubblico mantiene una cantina, dove si conservono vini di più sorti, non essendo concesso a privati il venderlo, nemmeno con titolo di negozio, che non sia della sopreddetta cantina, la quale è una fabbrica sotterranea divisa in più stanze dove ripartitamente si conservono le botti tra le quali se ne vidde una di tenuta di 700 barili piena di vin' di Reno di quattr'anni, un'altra di 500 di sei anni e alcune ve ne sono delle più piccole dove asseriscono essere del vino i Reno di 24 e 30 fino in 44 anni i quali essendoci fatti assaggiare si trovorno ben conservati con spirito e sapore. Vi sono ancora altri vini delle Canarie, di Spagna, Francia et altri luoghi; de' quali vollero quei ministri che si bevesse.
(c. 128r) 26 marzo: Madrid
Si viddero passando i forni dove si fa il pane, che chiamano del tesoro che è l'unico che si faccia in Madrid, di questo mangia il Re e se ne servono per dar le parti alla Corte, che oltre lo stipendio ha ogni giorno una certa porzione di pane, vino, castrato, galline, candele e altro secondo la qualità del personaggio. Il resto che si mangia nella città si viene a vendere in un luogo determinato, in alcune ceste sopra le mule nel mezzo delle quali stanno a sedere le donne che lo vendono mediante questo suol talvolta accadere che la città resta senza pane o per temporali o per altro accidente venendo di più di tre leghe lontano e ciò per non aver legne più vicine per la mancanza delle quali si dubita che col tempo possi esser costretta la Corte d'andare ad abitare altrove.
23 maggio-10 giugno: Londra
(c. 215r) La mattina del 23 non escì S.A. di casa se non al tardi et il giorno si portò al luogo dove si fanno le battaglie de galli, che è un piccolo teatro con sette ò otto ordini di gradinate in tondo in mezzo delle quali è una gran' tavola sù la quale pongono due galli alla volta che così ferocemente combattono col becco e con gli sproni, i quali se naturalmente non hanno glieli pongono d'argento, che uno di loro resta per lo più morto sul campo, il che veduto del (o dal) vincitore, s'alza quanto può in piedi e dibattendo l'ali canta in segno della conseguita vittoria, et è cosa incredibile il vedere l'ardire, il coraggio col quale si battino simili animaletti che il più delle volte grondano di sangue da più parti, i quali per render più agile e spediti costumano tagliarli la cresta, la metà dell'ali e la coda et è cosa curiosa il sentire lo strepito degli spettatori che si giuocono molto denaro raddoppiando le scommesse ad ogni botta che toccano. Di quivi uscita S.A. doppo aver veduti tre di simili combattimenti se ne andò a visitare alcune dame e la sera si portò dalla Regina dove si trattenne a vederla cenare.
(cc. 218v-219r) Per lungo tratto sul lato manco di detto fiume si distende, ma non è corrispondente nella larghezza. Fu già serrata di mura, le vestigie delle quali in alcun luogo si vedono, ma di presente si è talmente ingrandita che havendo incorporato molti borghi, che all'intorno li stavano, è del tutto aperta. Alla di lei bellezza non poco per certo contribuì l'incendio accidentale degli anni trascorsi [si riferisce al grande incendio del 1666; ndr]; mentre abbattuta la parte più antica della città, è stata questa non moderna struttura et al rimanente confacevole rifabbricata con strade larghe e diritte, con case tutte di lavoro di proporzionata et uniforme struttura. Dalla parte di levante quasi nel fondo della città è un castello assai forte detto la Torre cinto di buone e forti muraglie con fosso e torrione. La gran chiesa di San Paolo che restò anch'essa dalle dette fiamme incenerita, dicono che fusse fabbricata da Etelberto Re di Kent con magnificenza e grandezza non ordinaria; al presente si vete questa tutta scoperta e rovinata e solo si vede in piedi il portico fatto di eccellente lavoro dicono delle rovine della Rocca Palatina che era dove in oggi le case de Conti di Pembroch si ritrovano. La detta chiesa era anticamente di nuovo abbruciata e a spese del Capitolo restaurata, com'ancora una torre altissima che vi era è stata per duo volte da fulmini incenerita; è lunga questa chiesa 690 piedi, larga 130 et alta 102.
(c. 222r) Non ordinaria comodità riceve la città dalle carrozze di vettura che in numero di 300 stanno attaccate su' canti ne luoghi più frequentati sino alla metà della notte. Le quali si pagano circa uno scellino per ora, e di esse ve ne sono molte così recipienti che non isfuggono di servirsene i principali Signori della Corte. Ogni ultimo sabato del mese s'esercita per ordinario la Giustizia esequtandosi sempre quattro, cinque o più persone, le quali vanno al patibolo con allegria sopra un carro facendo accoglienze a loro amici, che incontrano da' quali si fermano tal volta a bere, passa il detto carro sopra la forca e quivi fermandosi sono, per mano del carnefice con il laccio quivi attaccati, quasi tutti in un mazzo, e partendo il carro restano gli infelici pendenti fin tanto che esalino l'ultimo fiato e talvolta si vedono i propri amici e parenti acciò non sentino in quella guisa tirarli per i piedi e scuoterli con sassate che rende negli spettatori, a ciò non avezzi, qualche sorte di compassione. Il Barco di S. Gems [Saint James] è un recinto di muraglie dentro delle quali sono molti viali piantati di alberi in uno de quali vi è un giuoco di maglio assai lungo, vi è un canale che forma sul fine alcune isolette dove si nutriscono molti animali da acqua di diverse specie, vi sono parimenti alcuni boschi et in essi molti daini bianchi, rossi e neri i quali sono del tutto domestici vedendo di continuo gran quantità di gente, essendo permesso a tutte le persone civili d'andar quivi a passeggiare come fanno l'estate sulla sera fino a qualche ora di notte e l'inverno sul mezzo giorno et il Re medesimo molte volte quivi scende a far gita et anco a giuocare tal volta […].