All’epoca di Dante, esistevano nella Penisola due fazioni in lotta tra loro: i ghibellini, che parteggiavano per l’imperatore, e i guelfi, sostenitori invece del papa. In realtà, all’interno dei Comuni, questa contrapposizione divenne la copertura di veri e propri conflitti locali: infatti nell'uno o nell'altro fronte si identificarono, a volte alternativamente, fazioni, famiglie, città concorrenti non per adesione ideale alla parte imperiale o a quella papale, ma per contrasti politici, economici, sociali, religiosi del tutto particolari.
Ben presto, nei comuni dell’Italia centro-settentrionale i ghibellini furono sconfitti. Così, intorno alla fine del 1200, a Firenze erano rimasti soltanto i guelfi. Firenze era inoltre alla testa di un’alleanza regionale, la Taglia di Tuscia, che riuniva tutte le città governate dai guelfi.
All’interno della parte guelfa nacquero a Firenze due fazioni contrapposte, con a capo due importanti famiglie tra loro rivali: i guelfi bianchi, capeggiati dai Cerchi (famiglia di popolani grassi nobilitata), e i guelfi neri, capeggiati dai Donati (famiglia di più antica nobiltà, appaggiata dal Papa). I primi erano per lo più finanzieri e ricchi mercanti vicini alle forze popolari; i secondi volevano imporre il potere aristocratico e per questo si erano assicurati l’alleanza del papa, che a quel tempo era Bonifacio VIII.
Dante faceva parte del partito dei guelfi bianchi.
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Antonio Puccinelli, Dino Compagni che fa giurare la pace ai Fiorentini in San Giovanni, 1856, Firenze, Palazzo Compagni. |