Il centenario novecentesco della nascita di Dante si incentrò a Firenze su tre eventi: un congresso internazionale e due mostre dedicate al poeta, una alla Biblioteca Nazionale Centrale e l'altra alla Certosa del Galluzzo, nel piano terreno del Palatium voluto nel Trecento dal fondatore Niccolò Acciaioli. L'allestimento della mostra al Galluzzo, dal titolo “Firenze ai tempi di Dante”, fu affidato all'architetto fiorentino Leonardo Savioli (1917-1982), di cui è possibile ricostruire il progetto espositivo grazie ai materiali del suo archivio conservati nel nostro Istituto.
Attraverso un'attenta contaminazione fra grafica, arte e architettura, Savioli tracciò un percorso innovativo, plastico e sperimentale, capace di far dialogare gli oltre 200 pezzi esposti, non tutti in originale, comprendenti materiali di vario genere (sculture, bassorilievi, dipinti, codici, monete, documenti, armi, oggetti d’uso quotidiano) e di varia provenienza (dal Museo del Bargello allo Stibbert, dall’Archivio di Stato alla Biblioteca Nazionale).

Il volume a cura di G. Fanelli con testi di U. Apollonio, G.C. Argan, G. Marchiori, L.V. Masini, P. Portoghesi e L. Ricci presenta i principali lavori eseguiti dall’architetto a partire dal 1946 fra i quali l’allestimento della mostra Firenze al tempo di Dante. (L. Savioli, Concorsi, 17, ins. 26)

Molte caratteristiche dell’allestimento nascono dallo studio approfondito di Savioli della cultura figurativa del ‘300, analizzata con moderna sensibilità attraverso la riscoperta del suo valore formale. (L. Savioli, Materiale fotografico positivi, 12)

Il 10 giugno 1965 fu inaugurata la mostra Firenze ai tempi di Dante alla presenza del ministro della Pubblica istruzione Luigi Gui. La manifestazione era stata preceduta da una conferenza stampa tenuta dagli organizzatori: il prof. Raffaello Ramat, presidente del Comitato per le onoranze dantesche, il soprintendente ai monumenti Guido Morozzi, il curatore della sezione economica prof. Federigo Melis, l’arch. Leonardo Savioli “regista” della mostra insieme al collaboratore Danilo Santi. (L. Savioli, Cartelle con materiali diversi, 86)

Il Congresso internazionale dantesco si concluse nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio con il discorso di Eugenio Montale, il quale, lontano da qualsiasi ufficialità celebrativa, si interrogò sul significato e sull’attualità della poesia di Dante: “la poesia, ci hanno insegnato, non è la ragione, ma solo la ragione può comprenderla e renderle giustizia piena, come il più forte al più debole. Dante non è un poeta moderno ma ciò non impedisce di comprenderlo e di sentirlo estremamente vicino”. (L. Savioli, Cartelle con materiali diversi, 86)
