Quali sono stati i criteri di scelta che hanno guidato l'ultimo nuovo progetto di recupero del materiale alluvionato? Innanzitutto si è ritenuto importante iniziare dalla documentazione ancora priva di ordine, conservata nei depositi climatizzati dell'Archivio di Stato di Firenze, costituita da carte sciolte e frammenti di unità archivistiche che andarono disperse nei momenti concitati che seguirono l'alluvione. Il materiale, ormai stabilizzato dal punto di vista conservativo, necessitava di un'attenta e meticolosa attività di analisi e studio che permettesse di ricondurre le singole carte ai fondi di appartenenza, cercando di integrare quelle lacune che purtroppo caratterizzano molti archivi alluvionati disponibili in sala studio.
Nella scelta delle unità da destinare al restauro siamo naturalmente partiti dai pezzi che risultavano esclusi dalla consultazione, illeggibili a causa del compattamento delle carte e dall'inscurimento della superficie, o a causa dell'estrema fragilità del supporto che non consentiva alcun tipo di contatto da parte dell'utenza. Oltre che dagli aspetti conservativi, l'individuazione dei fondi archivistici è stata guidata anche dalle richieste e dall'interesse degli studiosi della nostra sala studio per una particolare fonte documentaria: è il caso dei fondi giudiziari medicei, della documentazione catastale o, per arrivare a tempi recenti, dei documenti amministrativi della Prefettura, in particolare la serie Cemento armato collaudi, che risulta oggetto frequente di consultazione da parte dei professionisti del settore.