Nato l’8 ottobre 1881 a Dumenza, in provincia di Varese, emigrato a Parigi già nel 1902 e poi stabilmente dal 1908, Vincenzo Peruggia lavorò per alcuni anni al Louvre, alle dipendenze della ditta Gobier, effettuando la ripulitura di alcuni quadri. Questa esperienza gli permise di acquisire un’ottima conoscenza delle sale, delle vie di accesso e del personale del museo.
Il furto fu compiuto nell’unico giorno della settimana di chiusura al pubblico, un lunedì mattina. La lettura degli interrogatori consente di ricostruirne la dinamica: l’imputato dichiara di essersi introdotto nell’edificio poco dopo le 7 attraverso l’ingresso riservato agli operai e di aver percorso il grande scalone di collegamento tra il pianterreno e il primo piano fino al Salon Carrè, che allora ospitava il quadro di Leonardo; staccato quest’ultimo dalla parete, aveva raggiunto la scala di servizio più vicina e lì aveva svitato la cornice, abbandonandola sul posto; con il prezioso dipinto avvolto nel camice da lavoro, aveva raggiunto il pianterreno e tentato invano di aprire la porta della scala di servizio svitandone la maniglia; grazie all’arrivo di un operaio del museo che, ignaro, aveva aperto la porta con la sua chiave, aveva guadagnato l’uscita, attraversando le sale del pianterreno e in ultimo varcando Porte Jean Goujon, per ritrovarsi infine sulla strada lungo la Senna, in Quai du Louvre; gettata la maniglia in un fossato, si era diretto fino alla sua abitazione in Rue de l’Hôpital Saint-Louis e qui aveva nascosto la refurtiva in un ripostiglio contiguo alla sua stanza, adibito a legnaia.
La mattina del furto Peruggia avrebbe dovuto recarsi per lavoro in Rue du Bourg Tibourg, ma giunse sul posto in ritardo. Si giustificò dicendo che la sera prima aveva fatto bagordi.
Il dipinto rimase nella sua camera per qualche mese, senza nessun tipo di protezione. In seguito, temendo che l’umidità potesse danneggiarlo, decise di affidarlo temporaneamente all’amico Vincenzo Lancellotti, fino a quando non costruì appositamente una cassa in legno dove conservarlo.