Prima della riconsegna ufficiale, avvenuta il 21 dicembre 1913 presso l’Ambasciata francese a Roma, la Gioconda fu esposta al pubblico alle Gallerie degli Uffizi di Firenze per cinque giorni, dal 14 al 18 dicembre.
Inizialmente il dipinto venne collocato nell’ufficio del Direttore Giovanni Poggi e fu mostrato a un gruppo ristretto di “intenditori d’arte”, tra cui Luigi Cavenaghi, uno dei più importanti restauratori italiani, che si era occupato del recente restauro del Cenacolo di Leonardo, e Corrado Ricci, Direttore Generale delle Belle Arti.
Il giorno seguente l’opera venne trasferita nella Sala degli Autoritratti per essere mostrata al vasto pubblico. Il quadro venne posto sopra una sorta di “piccolo trono”, con una cornice dorata e coperto da un vetro. Sotto il quadro venne disteso il drappo di velluto in cui era rimasta avvolta nei due anni e tre mesi del furto. Intorno al quadro venne creata una sorta di protezione con le panche della sala.
L’affluenza di pubblico fu eccezionale, e migliaia di persone ebbero l’opportunità di apprezzare il capolavoro leonardesco dal vero e nel suo luogo di origine.
La mattina del 20 dicembre il quadro, riposto in una cassa di noce espressamente costruita, fu sistemato sull’automobile di Ugo Ojetti che, insieme a Corrado Ricci e a Giovanni Poggi, lo trasportò alla stazione centrale di Firenze. Da qui partì con un treno per Roma.
Arrivato a Roma il dipinto fu portato al Ministero dell’Istruzione, dove venne visto dal Re Vittorio Emanuele III e da varie personalità politiche e intellettuali della capitale.
Il 21 dicembre avvenne la riconsegna ufficiale dell’opera all’Ambasciatore di Francia, Camille Barrère, a Palazzo Farnese, dove venne collocata nella Galleria dei Carracci e fu vista anche dalla Regina Margherita. Nei giorni intorno al Natale 1913 il quadro fu esposto nella Sala del Fauno, presso la Galleria Borghese, dove l’opportunità di vedere il quadro fu data agli alunni delle scuole, artisti e studiosi.
Il 28 dicembre il dipinto fu riportato all’Ambasciata di Francia e da qui ripartì per Milano, accompagnata dal Direttore della Pinacoteca di Brera, Ettore Modigliani e dal Direttore del Museo del Louvre, Henry Marcel e da Paul Leprieur, Conservatore delle Pitture del Louvre.
La Pinacoteca di Brera di Milano sarà l’ultima tappa del “tour espositivo” de La Gioconda in Italia tra il 29 e il 30 dicembre. Fu esposta nella Sala IV, al primo piano del palazzo. Dalle 8.30 alle 10 la visita era riservata alle autorità e alla stampa, dalle 10 alle 16 era prevista la visita a pagamento (L. 1) da parte del pubblico. Dalle 17 alle 24, in base alle disposizioni ricevute dal Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Credaro, il quadro venne trasportato in una grande aula del piano terreno della Pinacoteca, in modo da consentire una maggiore affluenza di pubblico, dovuta alla gratuità dell’ingresso.
Anche qui il successo di pubblico fu enorme, tanto da dover differenziare gli ingressi dalle uscite e consentire così la ridistribuzione dei visitatori. Nonostante ciò ci furono diversi tafferugli causati dal grande affollamento di persone.
La sera del 30 dicembre Monna Lisa partì da Milano per tornare in Francia, accompagnata da Modigliani e Leprieur.
Il giorno successivo arrivò nella stazione di Modane, e qui avvenne la cerimonia di riconsegna del dipinto. Giunta a Parigi, venne esposta per tre giorni nel grande vestibolo della Scuola di Belle Arti, che per tale circostanza venne decorato sfarzosamente con ricchi arazzi, fiori e bandiere.
La vicenda del ritrovamento e della restituzione de La Gioconda sono la dimostrazione dei buoni rapporti che intercorrevano, in quegli anni, tra lo Stato italiano e quello francese tanto che a Giovanni Poggi, Direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, e a Corrado Ricci, Direttore Generale delle Belle Arti, furono conferite, da parte dello Stato francese, le insegne della Legion d’onore.
L’antiquario Alfredo Geri, al quale Vincenzo Peruggia si era rivolto per la vendita del quadro, ricevette la Rosetta di Ufficiale dell’Istruzione Pubblica e le 25.000 lire che il Comitato degli Amici del Louvre aveva messo a disposizione di colui che avrebbe ritrovato il quadro.