La collina di Monte alle Croci, o collina di San Miniato, anticamente chiamata Monte del Re, costituisce il più famoso dei “Colli Fiorentini”, vale a dire l’insieme dei rilievi che, posti in sinistra idrografica del fiume Arno, segnano scenograficamente il limite meridionale dell’area urbana di Firenze, componendo, assieme al vastissimo patrimonio architettonico della città, uno dei più famosi complessi storico-ambientali del mondo.
L’itinerario di maggior interesse in questa area è quello che ruota intorno a Monte alle Croci. Qui sorge un edificio religioso il cui primo nucleo, con quello del piccolo convento, risale al 1417, quando Luca di Jacopo della Tosa fece dono ai frati minori di una sua proprietà sul mons florentinus; dopo di che la piccola chiesa disposta perpendicolarmente a quella attuale, dedicata a San Francesco, fu demolita nel 1456 su ordine del nobile fiorentino Castello Quaratesi, che voleva ampliare il complesso. Alla sua morte Lorenzo il Magnifico arricchì il progetto iniziale, immaginando la chiesa francescana sul colle fiorentino come una ideale acropoli della nuova Atene in cui voleva trasformare Firenze.
Un possibile itinerario che ruota attorno a questa chiesa parte da via Passo dell’Erta, che è una breve strada che inizia dal viale Galileo, per giungere poi in via dell’Erta Canina, posta al confine con la Comunità del Galluzzo ed utilizzata fino all’Ottocento per giungere in città. Via dell’Erta Canina arriva in via Monte alle Croci e in via Giramonte; quest’ultima strada consente l’accesso a un folto bosco di cipressi ove troviamo un Parco della Rimembranza della guerra 1915-1918, ma conduce anche alla via della Torre del Gallo, la quale prende il nome da una torre che anticamente faceva parte di un vero e proprio castello appartenuto alla famiglia Galli (o Gallo). La torre fu parzialmente demolita nel 1280, perché di proprietà ghibellina; subì poi nuove devastazioni nel 1364 in seguito alle scorribande di Giovanni Acuto che mise a ferro e fuoco il colle di Arcetri. Successivamente fu venduta ai Lamberteschi, che procedettero a una riedificazione, dopo di che, nel 1464, fu alienata ai fratelli Jacopo e Giovanni Lanfredini, appartenenti alla fazione filomedicea. Oltre al ruolo strategico della torre emerso al tempo dell’assedio delle truppe imperiali nel 1529-1530, la tradizione riporta la presenza di Galileo Galilei tra il 1634 e il 1642, che, ormai quasi cieco, qui avrebbe continuato le proprie osservazioni celesti.
Nelle mappe del Catasto Generale Toscano via dell’Erta Canina si trova al confine tra la sez. A detta “del Monte alla Badia a Ripoli” della comunità di Bagno a Ripoli e la sez. B detta “di S. Leonardo in Arcetri, S. Margherita a Montici e S. Felice a Ema” della comunità del Galluzzo; entrambi i territori passarono poi nel 1865 alla comunità di Firenze alle sezioni P e Q.
I graffiti sui muri si osservano dopo il Colle Ginevra, nel tratto solo pedonale e ripido che giunge alla porta di S. Miniato nel quartiere di S. Niccolò. Per comprendere la collocazione della via nelle Piante dei Capitani di Parte Guelfa è necessario ruotare la pianta, collocando la porta di S. Miniato in alto, come nelle mappe del Catasto Generale Toscano. Così facendo, sul lato sinistro la strada di colore rosso più esterna (l’Erta Canina) incrocia nel primo tratto i beni di Madonna Lisabetta Giramonti e la celebre “Fonte alla Ginevra” - che si legge anche nella mappa del CGT della sez. B del Galluzzo. Fu, infatti, Ginevra Giramonti che, raccogliendo l’acqua da una copiosa fonte, permise di individuare una importante vena d’acqua. La fonte fu quindi acquistata dal governo granducale, che la convogliò verso le altre sorgenti cittadine, contribuendo così all’alimentazione del serbatoio dell’acqua potabile comunale.
L’importanza della Fonte alla Ginevra è chiaramente sottolineata dai Capitani di Parte Guelfa, che la raffigurano zampillante al centro di un ameno giardino in miniatura.



