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Archivio di Stato di Firenze

Itinerario Arcetri

Per questo itinerario partiamo da una descrizione del Pian de’ Giullari data da Giovanni Spadolini che, nel 1974, fu uno dei principali promotori della nascita del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. In fondo alla via che prende il nome da questo piano, in prossimità della chiesa di Santa Margherita a Montici, si trovano infatti sia la villa storica della famiglia Spadolini sia la villa di Giovanni Spadolini - dove oggi ha sede la sua casa-museo e la Fondazione Spadolini Nuova Antologia. Nella definizione di Giovanni Spadolini leggiamo che Pian dei Giullari “…è una delle colline che guardano Firenze, opposta a quella cara alla letteratura anglosassone tante volte evocata o enfatizzata, che ha per epicentro Fiesole…”. L’area è ricchissima di ville e si sviluppa lungo l'omonima via, che va da via San Leonardo (e quindi dal colle di Arcetri) a via Santa Margherita a Montici.  

Nel 1529-1530 anche quest’area, come quella di Monte alle Croci, fu sede degli accampamenti delle truppe imperiali durante l’assedio di Firenze, ben rappresentato dall'affresco di Giorgio Vasari in Palazzo Vecchio. Ma l’itinerario è celebre perchè vi abitarono sia Francesco Guicciardini, che vi morì il 22 maggio 1540, che Galileo Galilei, che vi morì l’8 gennaio 1642, dopo la condanna subita a Roma. L’itinerario, infatti, tocca anche la collina di Arcetri, che, posta a sud del centro cittadino, si estende a quel territorio che inizia appena fuori porta San Giorgio, accanto alla fortezza di Belvedere e che, tra San Miniato e il Poggio Imperiale, arriva alle pendici dei colli che affacciano verso la valle dell'Ema.

Si trova lungo questo itinerario anche la via Suor Maria Celeste, che prende il nome da Virginia Galilei, prima figlia naturale del grande scienziato, nata il 12 agosto del 1600, lo stesso giorno in cui il padre, stendendone l'oroscopo, ne pronosticò lo zelo, la sensibilità e la devozione a Dio - tutti aspetti caratteriali che in seguito si sarebbero manifestati nella personalità della figlia, così come emerge dalle 124 lettere al padre conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Virginia entrò nel convento delle clarisse di San Matteo in Arcetri a 13 anni e la regola ivi seguita, basata sulla povertà, si rivelò molto consona alle sue inclinazioni. Dalle lettere, che scambiò con il padre dal 1623 al 1634, si coglie il grandissimo affetto che sempre nutrì per il celebre genitore e il conforto che riceveva dalle sue lettere. Virginia amava prendersi cura del padre con piccole e povere preparazioni di cibo, medicamenti ed anche facendosi copista delle sue lettere o dei suoi manoscritti, di cui era curiosa lettrice. D’altra parte, dopo aver abbracciato la clausura, aveva voluto assumere il nome di Suor Maria Celeste, anche ad attestare la passione del padre per l’osservazione dei cieli che ella condivideva. E cercò di aiutarlo a ritrovare “la difficile armonia fra la sua fede di cattolico e le rivoluzionarie verità scientifiche che veniva scoprendo grazie all’uso del cannocchiale”. Infine, fu lei che riuscì a trovare quella villa 'Il gioiello', dove dal 1631 Galileo spese gli ultimi anni della sua esistenza assistito dal discepolo Vincenzo Viviani. Da questa villa fu dato alle stampe, nel 1632, il manoscritto del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, poi sequestrato dopo pochi mesi e ristampato successivamente in Olanda, e sempre fra queste mura Galileo completò la sua ultima grande opera, ovvero i “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze”, proprio nel periodo in cui era confinato agli arresti dopo la condanna da parte del Santo Uffizio (1633-1642).

Le lettere di Galileo alla figlia sono andate perdute, ma è certo che il dolore per la morte improvvisa e prematura della figlia, avvenuta all’età di 34 anni, fu immenso e gli provocò problemi di salute, da cui non si sarebbe più ripreso. Oggi anche Suor Maria Celeste è sepolta con il padre in Santa Croce.

L’ Archivio di Stato di Firenze conserva nel fondo Peruzzi de’ Medici un piccolo codice della serie Varie dal titolo “…Quaderno di Fisica della Signora Maddalena…appunti di Fisica, Meccanica, Ottica, Elettricità, Idrostatica, Astronomia, Cronologia, Ontologia, Teologia naturale, tratti da opere del Wolfio, Gravesand, Mouschenbroeck, Desaguliers, Nollet, De La Lande Cassini Genovesi”.  L’autrice del manoscritto, in cui ci sembra di vedere una degna erede ideale di Suor Celeste, fu molto probabilmente quella Cassandra, poi suor Maddalena, monacata nel convento di Santa Maria Maddalena dei Pazzi che, secondo le carte della Raccolta Sebregondi, fu una delle figlie di Maria Maddalena Elzner e Bindo Simone Peruzzi. Questi fu molto interessato ai progressi delle scienze, oltre che grande protagonista del dibattito antidispotico e del clima culturale illuministico che si respirava nei sodalizi della Toscana medicea e lorenese, fortemente nutriti anche dalla passione per la poesia e l’Antiquaria.

Ed è proprio al dibattito accesosi tra XVII e XVIII secolo in alcuni centri della penisola intorno alla filosofia sperimentale e in particolare intorno al rapporto tra scienza newtoniana e gnoseologia empiristica lockiana che alludono anche gli autori richiamati dal trattatello della signora Maddalena, composto probabilmente dopo l’inizio della sua clausura e che, oltre a costituire un documento importante, sulla linea delle lettere di Suor Celeste a Galileo, sulla parte avuta dalle donne italiane nello sviluppo e nella diffusione della scienza, contiene anche descrizioni dei fenomeni naturali da chiunque osservabili di una straordinaria poeticità. Pensiamo alla sezione dal titolo “Dell’Aria, del Suono, delle Meteore. …”. La parte sull’aria va da c. 297 r. a c.  309 v., quella sul suono da c. 310 r a c. 321 r.. Segue da c. 322 r. la parte dedicata alle meteore, in cui per quelle d’acqua si parla della formazione della nebbia, delle nuvole, della pioggia, della neve, della brina e della rugiada, di cui si distinguono quella delle foglie, quella celeste e quella di miele (cc. 326 e 327). Altre cc. in questa sezione sono dedicate all’arcobaleno (c. 334 r.), all’iride (c. 335 r.) e all’aurora boreale (c. 337 r.). Fondamentale inoltre da c. 352 r.  a c. 401 r. la parte dedicata all’astronomia, estratta dal Keill, dal Gravesand, dal De La Lande, dal Wolfio e dal Cassini, ma anche di chiara ispirazione galileiana. Chiude l’intera trattazione la parte dedicata alla metafisica (c. 427 r. – 516 r.).

La vista del paesaggio e la volta celeste che si godono dal colle di Arcetri, fonte d’ispirazione per gli scienziati, sono state anche, con tutta probabilità, elementi immaginativi per gli artigiani, i quali hanno inciso soli, onde, cerchi concentrici e grandi astri sui muri di queste strade.

Quaderno di Fisica della Signora Maddalena