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Archivio di Stato di Firenze

La periferia

Isolotto e Sorgane

La sezione conclusiva della mostra ospita le immagini di due quartieri dalla valenza simbolica per la storia di Firenze, documentate attraverso i fondi di Raffaello Fagnoni, Italo Gamberini e Leonardo Savioli. Frutto entrambi di scelte politiche e di un’idea di città come luogo dell’anima, per un Paese ferito ma proiettato verso un futuro ispirato dai principi della Carta costituzionale, i quartieri dell’Isolotto e di Sorgane sono stati abitati da cittadini indotti a convivere per necessità, ma che hanno poi costruito il proprio stare insieme grazie alla fiducia nell’ideale di Giorgio La Pira di costruire “non case, ma città”, come dimostra il forte senso identitario sviluppato soprattutto dalla comunità dell’Isolotto. 

Finanziato dal cosiddetto Piano Fanfani o “INA-Casa”, il Villaggio giardino di Firenze fu inaugurato da Giorgio La Pira nel 1954 e di lì a poco, il 9 giugno 1957, fu presentato ad un convegno nel convento di S. Apollonia, il progetto per Sorgane, un quartiere coordinato, ossia completo di attrezzature e servizi collettivi. L’ispiratore della sua nascita era ancora una volta quel La Pira per il quale dare una casa a sfrattati e abitanti in luoghi malsani era una missione irrinunciabile. Tra i 37 architetti coordinati da Giovanni Michelucci, c’era Leonardo Savioli, con un suo gruppo costituito dagli ingegneri Piero Melucci, Marco Dezzi Bardeschi e gli architetti Danilo Santi, Vittorio Giorgini, Ferrero Gori.

La documentazione fotografica delle case dell’Isolotto appartiene alle carte di lavoro di Raffaello Fagnoni, che proprio lì diede prova di alcune delle soluzioni più rispettose della volontà di attuare case a dimensione di famiglia all’interno del villaggio. I fotogrammi giustapposti a formare strisce incollate su cartoncini rappresentano il tipico materiale di lavoro di molti dei progettisti, presente di solito nelle pratiche delle stazioni appaltanti locali in dialogo con il “Servizio architettura” dell’INA -Casa, diretto per il primo settennio da Adalberto Libera.

Dalla periferia alla città

 

Oltre alle foto dei due quartieri si trovano le immagini di edifici, realizzati con finanziamenti statali finalizzati alla ricostruzione dell’avanzato dopoguerra, situati in zone che ora non sono più vere periferie (via Forlanini, viale Guidoni). Il ritratto della città com’era e dello spazio ancora disponibile sono chiari nelle foto aeree che ritraggono la nascita in via di Caciolle delle case destinate ai profughi (legge 137/52), così come quelle di via delle Gore, nell’area dell’ospedale di Careggi.

A ritrarre alcuni edifici realizzati con il finanziamento della legge 408/49 sono stati scelti gli esempi di case per soci di cooperative edilizie, situati in zone della città da considerare privilegiate, benché ad alta densità abitativa, come i palazzi di viale Calatafimi.

Il formato di alcuni documenti esposti, la presenza di segnature “parlanti”, di firme e di didascalie originali, la tecnica del fotomontaggio pur se rudimentale dei provini, le stesse collocazioni in cui sono state rinvenute molte delle foto esposte, svelano la funzione di servizio della fotografia di cantiere. Essa, grazie alla sua natura di mediatrice dell’estetica del manufatto e testimone del suo “farsi”, è in grado di fornire un supporto esplicativo ma sintetico degli atti che corrobora; più e meglio di come nel contesto odierno venga spontaneo considerarla, ovvero come il gesto di un artista.