La Casa del Balilla, progettata dall’architetto Aurelio Cetica e dall’ingegnere Fiorenzo De Reggi, fu realizzata dall’impresa di costruzioni edilizie Boldrini, e venne inaugurata nell’aprile del 1938. Al suo interno, oltre agli uffici amministrativi, agli ambienti destinati all’Opera Balilla e al “cortile per le adunate”, si trovavano una palestra, la piscina e uno spazio riservato agli spettacoli teatrali. L’edificio era provvisto di moderni impianti e particolari attrezzature per le attività sportive: la piscina, dotata di un trampolino per i tuffi, rimase fino agli anni ’60 l’unico impianto coperto della città. Dopo la seconda guerra mondiale il Cinema Teatro Cristallo ospitò prevalentemente compagnie di avanspettacolo mentre il cortile fu adibito a cinema all’aperto.
Intanto, già dalla fine degli anni ’50, era in corso in città un dibattito per dare una nuova sede all’Archivio di Stato, vista la necessità di trasferire l’enorme mole documentaria conservata nel palazzo degli Uffizi. Il professor Raffaello Fagnoni, Direttore dell’Istituto di Caratteri degli Edifici della Facoltà di Architettura di Firenze, venne incaricato nel 1958, dal presidente del Consiglio Adone Zoli, di redigere uno studio dettagliato per la nuova sede e la scelta del luogo, dopo varie proposte, sembrò indirizzata all’area di viale Mazzini, dove lo stesso architetto aveva progettato un piccolo fabbricato che ospitava la sede del Provveditorato alle Opere Pubbliche. Fagnoni realizzò uno studio di fattibilità e un progetto di massima che fu favorevolmente accolto dall’amministrazione, tenendo conto delle moderne esigenze di un istituto archivistico. Ostacolato da numerose complicazioni amministrative, il progetto per la nuova sede non venne realizzato e, dopo la morte del senatore Zoli, si fece strada l’idea di inserire il problema del nuovo archivio all’interno del piano di trasferimento delle sedi carcerarie e giudiziarie dal complesso delle Murate e di Santa Verdiana. I tempi si allungarono, venne proposto anche il complesso di Sant’Orsola, fino a che l’alluvione del 1966 mise un punto alla questione e rese definitiva la decisione di costruire una nuova sede. Nell’individuazione del luogo prevalse la scelta di collocare l’edificio in una zona centrale, non lontana dalle facoltà universitarie, dalla Biblioteca Nazionale e dagli altri istituti di conservazione museale. Venne così sacrificata la GIL, un edificio ormai degradato ma non certo privo di pregi architettonici, e nel 1971 venne bandito un concorso per la progettazione del nuovo Archivio. L’incarico di progettare la nuova sede fu affidato nel 1974 all’architetto Italo Gamberini vincitore del concorso insieme a Franco Bonaiuti, Loris Macci e Rosario Vernuccio. Il complesso, concepito secondo i criteri dell’architettura funzionale, fu realizzato tra il 1978 e il 1988 e l’edificio venne inaugurato ufficialmente il 4 febbraio del 1989.