Le
mappe catastali
sono suddivise per comuni, e all'interno di ciascun comune, in sezioni e fogli. Redatte di solito in scala 1: 2500 (ma anche, a seconda delle esigenze, 1: 1250 e 1: 5000), contengono la raffigurazione del territorio con la suddivisione in particelle; e per ogni singola particella il relativo numero identificativo. Riguardano, oltre ai comuni della provincia di Firenze (compresa, come per il resto della documentazione di questo catasto, la parte di recente scorporata per formare la nuova provincia di Prato), anche diversi comuni del Casentino, attualmente appartenenti alla provincia di Arezzo.
Per la consultazione delle mappe catastali, in attesa che sia portato a termine l'inventario analitico informatizzato, tuttora in corso di elaborazione, si deve far riferimento all'inventario M/2 parte II, che consente una loro agile consultazione attraverso microfilm o DVD.
Le mappe sono suddivise, per ciascun comune, in varie serie (non sempre tutte presenti né complete per tutti i comuni):
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Quadri d'unione.
Contengono la raffigurazione d'insieme del territorio del comune, con i confini delle sezioni catastali nelle quali esso è ripartito. La maggior parte di essi sono databili all'impianto del catasto (1834-'35), ma se ne trovano anche di successivi, redatti in coincidenza della creazione di nuovi comuni o di spostamenti consistenti di territori da un comune ad un altro. Per alcuni comuni si sono conservati anche i
quadri d'unione redatti dai tecnici francesi
attorno al 1810-'12, quando nella Toscana annessa all'Impero napoleonico erano state iniziate le operazioni di preparazione di un catasto geometrico particellare, interrotte però con la caduta di Napoleone. I quadri d'unione costituiscono un punto di partenza obbligato per le ricerche catastali, quando non si conosce la sezione nella quale si trova il terreno o l'immobile oggetto di indagine. Consentono infatti la sua individuazione, per poi passare ai fogli di mappa analitici dove sono raffigurate tutte le singole particelle.
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Originali.
Datati tra il 1819 ed il 1826, sono il frutto delle complesse operazioni di misurazione del territorio svolte sul campo dal piccolo esercito di geometri al servizio della Deputazione che condusse i lavori di accatastamento. Fanno eccezione a questa cronologia un limitato numero di comunità per le quali esistono
Originali francesi,
frutto delle operazioni catastali intraprese e non concluse fra il 1810 ed il 1814, durante gli anni di soggezione della Toscana all'Impero napoleonico. Queste mappe redatte dai tecnici francesi vennero poi riutilizzate come mappe originali dalla deputazione sul catasto insediata dopo la restaurazione.
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Atlanti.
Sono sostanzialmente coevi agli Originali, ma non possono definirsi semplicemente delle copie, in quanto un confronto tra le due serie evidenzia in molti casi delle differenze, più o meno consistenti. Sono riferibili all'epoca dell'attivazione del catasto (1832-'34), e devono la loro denominazione al fatto di essere in origine rilegati, sezione per sezione, in atlanti.
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Aggiornamenti.
Sono così denominati i fogli di mappa redatti dopo l'attivazione del catasto, allo scopo di registrare le modificazioni intervenute nel tempo nel reticolo particellare. Ogni aggiornamento è di solito datato; i più recenti sono della fine degli anni trenta del Novecento.
Le mappe originali di tutto il territorio dell'allora Granducato di Toscana, riprodotte in formato digitale grazie ad un progetto della Regione Toscana in collaborazione con gli archivi di stato toscani, sono consultabili nel sito
Castore: catasti storici regionali.