Francesco Martelli
La magnificenza di una "casa" e la solidità delle sue mura erano il segno della forza di una "casata". Procediamo indietro nel tempo attraverso sei secoli di scritture (contratti notarili, testamenti , registrazioni catastali) nella storia di un palazzo fiorentino e delle famiglie che lo hanno ereditato, abitato, trasformato e, prima ancora, costruito.
Il Trecento, e soprattutto il Quattrocento, rappresentano l'età d'oro dei palazzi fiorentini, della loro fortuna tipologica e architettonica posta a tangibile testimonianza della magnificenza civile, del potere economico e del prestigio culturale raggiunti dalle grandi famiglie del patriziato cittadino.
Questo spiega gli eccezionali investimenti di risorse, tanto progettuali che finanziarie, profuse nella costruzione delle grandi architetture domestiche che dettero il volto alla Firenze del Rinascimento: investimenti che non si possono giustificare in termini strettamente economici, ma che si spiegano per l'alto "ritorno di immagine", per il significato di affermazione sociale e politica che simbolizzavano.
Il processo di ricomposizione dei patrimoni abitativi delle grandi famiglie fiorentine, evidente a partire dagli ultimi decenni del Trecento, va di pari passo con l'adozione di pratiche ereditarie più accorte tendenti a instaurare e rafforzare i vincoli di indivisione e inalienabilità delle proprietà immobiliari familiari, in particolare quelle cittadine.
Se in alcuni casi più eclatanti si trattò di edifici concepiti e realizzati ex novo - un esempio tra tutti il palazzo fatto edificare in Borgo Pinti da Bartolomeo Scala, potente cancelliere della Repubblica e grande umanista - fu più spesso attraverso l'apposizione di una nuova monumentale facciata a complessi preesistenti che le famiglie al potere superarono l'indifferenziato anonimato dei modelli abitativi tradizionali, imponendo grandiose superfici elaboratamene decorate e connotate dai simboli dell'appartenenza familiare (in particolare gli stemmi).
In questa concezione, il palazzo di famiglia assurge a simbolo tangibile dell'unità e della storia della casata proiettata nel lungo periodo, e in quanto tale occupa un posto centrale in quegli atti, come i testamenti, ma anche i libri di ricordanze e di conti, ai quali è demandata la trasmissione del lignaggio e della memoria familiare.
Attraverso le descrizioni contenute negli antichi catasti siamo in grado di ricostruire con precisione la storia dei palazzi fiorentini, seguendo il filo che li lega indissolubilmente alle vicende, liete o drammatiche, delle famiglie che li hanno costruiti, trasformati, acquisiti e ceduti.