Questa è l’Introduzione di Antonio Panella al primo volume dell’inventario a stampa curato da F. Morandini, cfr. ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE, Archivio Mediceo avanti il Principato. Inventario, vol. I, Roma, 1951, pp. V-X, contenente alcuni cenni alla storia del fondo archivistico, al suo sistema di ordinamento attuale, ed ai criteri di inventariazione seguiti.
Molto noto per la ricchezza e l’importanza dei suoi documenti, che riflettono non soltanto la storia di una grande famiglia, ma quella della vita italiana del Rinascimento nei suoi molteplici aspetti sol che si pensi ai rapporti che ebbero e all’azione che esercitarono alcuni personaggi Medicei in quel periodo storico che in essi parve identificarsi, l’archivio già denominato della famiglia privata Medici e, dopo la istituzione dell’Archivio di Stato di Firenze, archivio Mediceo avanti il Principato, non ha bisogno di presentazione. Conviene tuttavia che sia accennato a quel poco che si conosce delle vicende di esso, soprattutto con lo scopo di potersi rendere ragione della sua frammentarietà e del suo difettoso ordinamento. E’ da ritenere che, fino alla instaurazione del Principato, l’archivio sia stato conservato nel palazzo Mediceo di Via Larga, donde passò nel palazzo della Signoria, diventato sede della Corte. Qui finì col far parte del nascente archivio del ducato e poi granducato, denominato archivio della Segreteria vecchia dopo che Cosimo I, lasciato il palazzo della Signoria, pose la sua residenza nel palazzo Pitti.
I custodi e ordinatori di quest’ultimo archivio, allora in formazione, sembra si disinteressassero completamente di quelle carte, che non avevano, a differenza delle carte del Principato, alcuna immediata utilità. Certo è che, fino al granducato del lorenese Pietro Leopoldo, non abbiamo di esse carte alcuna notizia, sebbene non fosse mai venuto meno l’interessamento per l’archivio della Segreteria vecchia, nel quale continuava di giorno in giorno ad accumularsi materiale nuovo, proveniente dalla segreteria del palazzo Pitti1.
Ne tratta la prima volta, e con una relativa esattezza, la relazione che il 28 novembre 1770 Carlo Bonsi, Riguccio Galluzzi e Ferdinando Fossi, deputati al riordinamento dell’archivio della Segreteria vecchia, mandarono al granduca. Nel dare una sommaria informazione del contenuto di quest’archivio, i deputati mettono al primo posto le carte della « segreteria delle due branche della famiglia Medici, mentre era privata ». Ed ecco come testualmente ne parlano:
Comincia la prima (cioè la segreteria della famiglia Medici privata) dal carteggio di Cosimo, Padre della Patria, circa l’anno 1434,in cui fu richiamato dall’esilio, e seguita con quello dei suoi discendenti, fino al novembre dell’anno 1494, in cui seguì la seconda espulsione di detta famiglia. Questa serie di settanta anni di carteggi, benché alquanto interrotta, è bastante per dare un’idea delle corrispondenze che aveva con le principali potenze d’Italia, dall’accortezza con cui maneggiava gli interessi della Repubblica, lo schiarimento di molti rimarcabili avvenimenti nei quali essa ebbe parte, e finalmente, siccome a questo tempo e a questa famiglia devesi il rinascimento delle lettere in Italia, non poco lume può ricavarsi per illustrare la storia letteraria di questi tempi.
Dal 1494 in poi si trova una lacuna fino al 1512, nel quale anno la famiglia Medici fu interamente restituita ai beni e al pristino onor della patria. Da questo tempo fino all’anno 1527, in cui seguì la terza espulsione di detta famiglia, la serie non è così continuata e completa, perché gli affari principali della repubblica si maneggiavano a Roma, alla corte di Leone X. Dal 1527 comincia altra lacuna, che dura fino al gennaio del 1536 « ab incarnatione » in cui fu eletto duca di Firenze Cosimo primo, ed è notabile non ritrovarsi vestigio alcuno del governo del duca Alessandro e della riforma del 1532. Con questa segreteria si trovano varie filze che contengono molte antiche scritture riguardanti gl’interessi della famiglia, come contratti, inventari, processi, decimario, e fino alcuni frammenti di libri del Banco, mentre esercitavano la mercatura.
Avrebbero potuto aggiungere che non tutti i documenti erano originariamente appartenuti a quell’archivio: cosi, per esempio, il n. 91 (registro di atti civili del capitano di Pisa Guglielmo Ridolfi da Sommaia) e il n. 92 (registro di atti riguardanti Piero e Giovanfrancesco di Orlando di Guccio Medici), ambedue provenienti, non si sa come, dalla Biblioteca Palatina. Inoltre, certi dati cronologici intorno all’inizio e alla discontinuità delle scritture, particolarmente del carteggio, appaiono dedotti dalla storia più che da esame diretto del materiale. Informazioni più precise troviamo sette anni dopo, quando cioè dell’archivio della Segreteria vecchia si ebbero gli spogli, uno dei quali concerne appunto i « Carteggi attinenti alla famiglia privata dei Medici »2.
Lo spoglio annovera 137 tra volumi e filze, piccolo numero indubbiamente, se si pensa a quel che avrebbe dovuto essere l’archivio della famiglia Medici, sia pure per il solo ramo proveniente da Averardo di Salvestro, detto Bicci, ramo conosciuto col predicato di Cafaggiolo, dai suoi possessi in Val di Sieve, donde esso era originario e dove Cosimo il Vecchio fece costruire la sontuosa villa, che tuttora ne porta il nome.
Le vicende di questo modesto nucleo archivistico, modesto rispetto alla mole, ma non rispetto al contenuto che, come si è già detto, era ed è incommensurabile, si confondono, dopo la ricognizione fattane dai deputati all’ordinamento dell’archivio della Segreteria vecchia, con le vicende di quest’ultimo. Diventato classe 36 nell’ordinamento ideato da Filippo Brunetti e classe 47 nel successivo, dovuto probabilmente a Filippo Moisè, fu anch’esso oggetto di espilazioni che lo privarono di documenti importanti, e finalmente, con la fondazione dell’Archivio di Stato, entrò a far parte di questo, con tutto il materiale costituente il più volte ricordato archivio della Segreteria vecchia, ma come fondo per se stante e col nome attuale di Archivio Mediceo avanti il principato3.
L’archivio pervenne come era stato descritto nello spoglio suaccennato, e cominciò da allora la preoccupazione sul modo migliore di ordinarlo e inventariarlo, considerando che quelle carte un ordinamento o non avevano mai avuto o, se pure l’avevano avuto, se ne era perduta ogni traccia. A interessarsene fu chiamato l’archivista Guglielmo Enrico Saltini, che attendeva anche alla sistemazione dell’archivio Mediceo del Principato.
Essendo stata sciolta la filza 137 per collocare i documenti di cui era formata altrove, le filze e volumi si ridussero a 136; ma presto l’archivio si accrebbe con materiale o tolto da altri archivi, specialmente da quello Mediceo del Principato, dove era stato confuso4, o pervenuto per altre vie, come doni e acquisti. Il fondo venne così assumendo sempre più il carattere di una raccolta di documenti riuniti per analogia e affinità di materia, non tutti strettamente provenienti dall’originario archivio della famiglia Medici. Per convincersene, è sufficiente scorrere i nomi dei destinatari delle lettere, molti dei quali non appartengono a questa famiglia. Cosi il numero delle filze e volumi è salito a 165 5.
L’essere il fondo costituito per la massima parte di carteggi, i quali in ogni tempo sono stati oggetto particolare di studio, fece pensare ad un ordine fondato sul raggruppamento delle lettere per destinatari: criterio archivisticamente indiscutibile, che però comportava di necessità, che le filze, pervenute quasi tutte legate, fossero sciolte. Questo, per un numero ragguardevole di esse, fu fatto; però sembra che non si avesse poi il coraggio di portare il programma fino alle estreme conseguenze. Infatti, modificazioni sostanziali nella disposizione delle lettere non si ebbero, poiché del nuovo ordinamento non si avverte traccia che nelle prime cinque filze, singolarmente prese.
Un altro lavoro fu invece cominciato e condotto innanzi con una certa premura, perché ritenuto necessariamente preparatorio dell’altro, cioè formare lo schedario di tutte le lettere, notando di ciascuna i nomi del mittente e del destinatario, il luogo di provenienza, la data. In questo modo però si venne a perdere di vista e l’ordinamento di tutto l’archivio e l’inventario generale.
Quando, dopo molti e molti anni, lo schedario fu compiuto, si pensò di renderlo in qualche modo immediatamente utile, disponendo le schede per ordine alfabetico di nomi di mittenti e compilando poi un indice dei mittenti. In un secondo tempo, considerata la insufficienza di un indice di nomi, seguiti dalla sola segnatura archivistica, si passò all’idea di un inventario, che traesse vantaggio di tutte le indicazioni contenute nelle schede, trascrivendo queste in registri, nell’ordine medesimo che le lettere avevano nelle filze. Ma, dopo il primo registro, il lavoro si è fermato6.
Ora, se si prescinde dal difetto, che si potrebbe dire di origine, di aver tenuto di vista sempre ed esclusivamente il carteggio, quasi che di questo soltanto l’archivio fosse formato, si deve riconoscere che siffatto lavoro, ove fosse stato continuato ed esteso a tutti i documenti e non limitato alle sole lettere, ci avrebbe dato un inventario completo e veramente utile. Ciò appunto si è inteso di fare con la pubblicazione che si inizia, nella quale, filza per filza, volume per volume, saranno segnalati i singoli documenti, nel modo sopra accennato per le lettere, in forma di breve regesto per i documenti di altra natura.
Mancato l’ordinamento, che si aveva in animo di fare, ma, se pure iniziato, non fu continuato, l’archivio è rimasto quale il tempo e le circostanze lo avevano formato, cioè, rispetto al nucleo originario, come lo lasciarono i deputati al riordinamento dell’archivio della Segreteria vecchia, e, rispetto al materiale aggiunto, come questo di volta in volta era pervenuto. Oggi ad una diversa sistemazione sarebbe assurdo pensare, dacché i documenti con le segnature attuali sono stati citati in numerose pubblicazioni, e con le medesime segnature sono continuamente richiesti. D’altra parte, un nuovo ordinamento, con tutti gli inevitabili inconvenienti derivanti da trasposizioni che, oltre al cambiamento di segnature, importerebbe di necessità che si sciogliessero le filze legate, non avrebbe alcuna giustificazione, perché l’inventario analitico, usando qualche accorgimento nel disporre i singoli documenti inventariati senza modificare la segnatura che hanno, supplisce a qualsiasi più ordinata sistemazione archivistica.
Con questo intento, sono state distinte le lettere dai documenti di altra natura con le lettere mescolati, abbiano o no con esse riferimento. Le lettere poi sono state raggruppate per destinatari, seguendo l’ordine che numericamente hanno nelle filze, di maniera che, per ciascun destinatario, alla prima lettera seguono le altre che si trovano nella medesima filza. Con uguale criterio, per ogni destinatario, sono state riunite le lettere di un medesimo mittente, sempre attenendosi alla numerazione attuale, anche quando la cronologia (e ciò avviene nella maggioranza dei casi) non è osservata. In fine, le lettere a destinatari diversi.
In tal modo, oltre a conferire un certo ordine ai documenti in ogni filza contenuti, si è potuto ottenere anche una notevole economia di spazio: beneficio non trascurabile in un inventario di tanta estensione.
Nomi di persone e di luoghi e date sono quali si leggono negli originali. Le eventuali integrazioni o identificazioni sono in parentesi e in parentesi sono anche le date quando, in mancanza di quella di partenza, si è dovuto supplire con quella di ricevimento, notata a tergo della lettera.
Per agevolare la ricerca, poiché un indice alfabetico generale di tutto l’inventario non potrà aversi che con la pubblicazione dell’ultimo volume, si danno per ora un indice dei mittenti e un indice dei destinatari delle lettere in questo volume comprese. Al quale è sperabile che possano seguire presto gli altri anche perché il lavoro preparatorio può dirsi compiuto. (…)
_________________
1 Maggiori notizie sull’archivio della Segreteria vecchia sono state date nella Introduzione del volume I di questa medesima collezione, Archivio Mediceo del Principato. Inventario, Roma 1951.
2 Cfr. il predetto vol. I p. XIV, sotto il numero XII.
3 Per tutto ciò si rimanda sempre al citato vol. I, pp. XV-XIX
4 Della mescolanza di materiale tra i due archivi è rimasta qualche traccia anche in questo Mediceo avanti il Principato. Le filze 81, 82, 84, 86, 89, 94, 127, 137 contengono infatti documenti dei secoli XVI seconda metà e XVII, che a suo tempo dovranno essere tolti e passati altrove.
5 Veramente si dovrebbe dire 166, secondo un abbozzo di inventario sommario manoscritto, ma quest’ultima filza, che non si sa come sia entrata a far parte dell’archivio, nella revisione recentemente eseguita, è stata tolta, perché contenente spogli di documenti di mano di Scipione Ammirato.
6 Notizie in proposito si hanno in un articolo di ALFREDO MUNICCHI, Breve cenno sui lavori di ordinamento e di inventariazione dell’Archivio Mediceo anteriore al Principato, in Gli archivi italiani, 1915, anno II, fasc. 3, pp. 105-111.