LETIZIA FORTINI
(1929 - 2002)

D'un tratto mi sembra urgentissimo
dirti.
Stretta dal cerchio delle tue brevi parole
vuoi che rimanga in silenzio,
che non dica di più.
Ho capito.
Ma d'un tratto mi sembra urgentissimo
dirti.
Devo imitare il modello, sottrarmi,
serrare nel cuore la frase, nei pugni l'ardore,
guardare per terra.
[…]
L. Fortini, Non parlo più, in L. Fortini, Pena la vita, Sheiwiller, Milano, 1970, p.24.

Letizia FortiniLetizia Fortini (pseudonimo di Letizia Mattioli), nasce a  Milano nel 1929, figlia di Raffaele Mattioli, grande banchiere che dominò la scena dell'economia italiana e internazionale dal secondo dopoguerra agli anni Settanta. Il padre era inoltre un raffinato umanista che ospitava nel proprio salotto i più importanti economisti, letterati, editori e studiosi dell'epoca (tra cui La Malfa, Cuccia, Sraffa, Einaudi, Croce, Contini, Montale, Gadda). Fu lui ad incoraggiare la passione della figlia per la letteratura e a consigliarla nelle prime prove di scrittura. La figura paterna è ricordata nel libretto Mio padre e altri amici (Firenze, Pananti, 1992), in cui la scrittrice rievoca gli incontri con le illustri personalità che circondavano Mattioli. Letizia, fin da piccola, amava inventare storie, era avida di letture e comincia a scrivere molto presto.

Nel 1952 sposa Leonardo Rimediotti, in seguito si trasferisce a Nozzole (nel Chianti) e Firenze diviene la sua città. Negli anni Sessanta incontra Anna Banti, che rappresenterà un punto di riferimento fondamentale, oltre che un modello, e che sarà, insieme a Mattioli e Bigongiari, tra i suoi primi lettori. Alla Banti è legata anche la scelta dello pseudonimo con cui Letizia intese ritagliarsi uno spazio di autonomia dalla notorietà del padre. Volle assumere il nome di Fortini in onore alla via Benedetto Fortini, la strada in cui Anna Banti abitava. Il carattere esuberante di Letizia, la sua fiducia in se stessa e la freschezza dell'impeto con cui aveva voluto affrancarsi da un nome ingombrante vennero improvvisamente frenate in seguito alla morte del padre, avvenuta nel 1973. Un anno prima era uscito il primo libro di racconti della Fortini, tenuto a battesimo da Mattioli e dalla Banti. Da allora la scrittura di Letizia ha cercato spazio nel complesso universo dell'editoria, percorso non facile che ha fatto affievolire spesso la fiducia in sé che aveva contraddistinto gli anni giovanili della scrittrice. Letizia ha vissuto a lungo a Firenze, una città con cui stabilì un legame contraddittorio, oscillante tra amore e avversione. Trascorre gli ultimi anni a Milano, dove muore il 28 ottobre 2002.

Invitata dall'Archivio di Stato di Firenze, Letizia Fortini acconsentì  a depositare nel 2000 una parte delle proprie carte che costituirono un primo nucleo del Fondo Letizia Fortini. Il completamento dell'archivio è stato reso possibile grazie alla collaborazione del fratello Maurizio Mattioli. Il Fondo si compone perciò di due nuclei depositati in tempi differenti: il primo, donato dalla Fortini (carteggio, dattiloscritti, un quaderno di minute), e il secondo, più corposo, costituito dalle carte donate dal fratello nel 2005 (carteggi, dattiloscritti, quaderni di minute manoscritte, riviste con sue pubblicazioni, opere edite, carte private, fotografie, videocassette, ritagli di giornali). L'Archivio conserva anche tracce di un altro ambito di interesse della Fortini: la traduzione.

La poesia

La prima opera pubblicata a firma di Letizia Fortini è Pena la vita, una raccolta di liriche edita per Sweiwiller nel 1970. Il primo nucleo della produzione di Letizia è costituito infatti dalla produzione poetica, cui si affiancherà in seguito quella narrativa. Le successive raccolte saranno Il punto acerbo (1974) e Con altra voce (1986). Tratto comune alle tre raccolta sarà la misura breve (lo sarà anche nei racconti), con una tendenza all'essenzialità. Si tratta di una poesia metaforica, spesso oscura, in cui il soggetto poetico sembra intrattenere un dialogo con l'Altro, o soffermarsi in un monologo interiore  che cede altre volte il passo ad una poesia più descrittiva i cui protagonisti sono luoghi, elementi naturali conosciuti, vissuti, ma che sempre rispecchiano uno stato interiore malinconico, doloroso anche senza trasformarsi in abisso senza speranza.

I racconti

Nel 1972 esordisce con la prima raccolta Il cavallo nero (Adelphi), in cui raccoglie tre racconti (Si cresce da soli, Il senno dei topi, Il cavallo nero) che svelano la sua predilezione per la forma breve e uno stile che procede per periodi brevi, che predilige il dialogo, così come lo sprofondamento in ellissi di senso che richiedono al lettore attenzione e collaborazione.

Nel 2002 esce (pubblicato da Moretti&Vitali) Una donna ubbidiente e altri racconti, raccolta di vecchie e nuove storie, alcune già apparse su varie riviste.

Il racconto è stato per la Fortini la forma con cui hanno preso vita le prime prove di narratrice, ma che ha continuato a praticare anche quando ha voluto misurarsi con la struttura del romanzo. In molti racconti, così come nei romanzi, si celano motivi autobiografici (la solitudine, l'isolamento spersonalizzante della vita cittadina, la fascinazione per i paesaggi campestri, l'attaccamento morboso alla casa paterna, l'impossibilità a sradicarsi da un luogo vissuto come rifugio). I personaggi della Fortini sono caratterizzati da un motivo di marginalizzazione, un carattere che li forza al di fuori della società, o della realtà, che li rende non compatibili con la ‘normalità' necessaria al vivere sociale. Le figure femminili sono spesso donne sole che non hanno trovato il coraggio di seguire l'istinto, prigioniere del ruolo di mogli o madri, costrette a reprimere gli slanci di passioni solo perché convinte di non avere ad essi diritto.

Il materiale depositato presso l'Archivio di Stato di Firenze ha portato in evidenza (a dispetto del numero di racconti pubblicati in volume) anche la presenza di una quantità di racconti bizzarri, alcuni propriamente fantastici, altri in cui si percepiscono suggestioni gotiche, o che comunque sono pervasi da un'aria di mistero ed irrazionalità.

I romanzi

Dopo le due raccolte di poesie e una raccolta di racconti, l'autrice si cimenta con un romanzo breve, Borje, che viene pubblicato dall'editore Vallecchi nel 1980. Protagonisti sono un enigmatico giovane svedese, Borje, e una donna, Lucrezia, figlia di un famoso poeta, che scopre, grazie all'incontro con l'ambiguo straniero, con la sua diversità, la sua estraneità, un nuovo sguardo su sé stessa, una nuova prospettiva sul proprio mondo, in definitiva una nuova identità che sconvolge irrimediabilmente le certezze che si era illusa di avere.

A Borje segue I sussurri delle api, pubblicato nel 1985, racconto di due vite parallele cui fa da anello di congiunzione l'irruzione della malattia, il bisogno di convalescenza, l'astrazione dalla vita.

Nel 1987 esce Esilio e morte di Robert Fox Lambert, un libro scarno ed essenziale in cui, sullo sfondo di una Sicilia lussureggiante e rigogliosa, si consuma l'esilio e la morte in un ex ufficiale delle Guardie reali britanniche.

L'ultimo romanzo di Letizia Fortini è La valigia di cuoio di Russia, pubblicato da Mondadori nel 1995.

Inventario del fondo Letizia Fortini

[Ernestina Pellegrini]