LUISA
ADORNO
(1921-2021)
Mila Curradi Stella si nasconde dietro lo pseudonimo di
Luisa Adorno.
Il nom de plume sottende anche, per espressa volontà dell'autrice,
una strategia mimetica e testuale rispetto al proprio ruolo di donna nel nucleo
familiare e a quello di scrittrice in quello sociale: proprio per la coincidenza
fra vita e letteratura, fra autobiografia e romanzo – nel quale vivono ed agiscono
personaggi prestati dalla commedia dell'arte – lo pseudonimo risulta essere
etichetta atta a doppiare i dati puramente anagrafici della scrittrice che
racconta:
Luisa
Adorno è uno pseudonimo.
Lo presi quando pubblicai L'ultima provincia per evitare che attraverso
il mio nome fosse riconosciuto il protagonista, ovvero il Prefetto, mio suocero.
Fu riconosciuto lo stesso, ma lo pseudonimo rimase. Il mio nome è Mila
Curradi "in Stella", come sono costretta a firmare dati i pasticci
burocratici derivati dal credere Stella il nome e Mila il cognome. Sono nata
a Pisa nel '21, come ho candidamente confessato sul risvolto di un libro, anche
se nei seguenti, invano l'ho taciuto. Il resto, che ho fatto studi classici,
che ho insegnato per quasi quarant'anni divisa fra scuola media e superiore,
che ho collaborato, sempre brevemente a Il Mondo di Pannunzio, a Paragone,
a L'Indice, ad Abitare, che sono eroicamente sposata da quasi
cinquant'anni, e ho figli e nipoti, lo sa chi ha letto i miei libri, perché
io scrivo soltanto la vita.
[Autodichiarazione dell'autrice ora in Scritture femminili in Toscana,
a cura di Ernestina Pellegrini, Firenze, Le Lettere, 2006]
"La vita", in un felice connubio di lessico familiare, dialetto siciliano, umorismo e esperienze segnate dal dramma della guerra, permea i suoi romanzi:
L'ultima provincia (Rizzoli, 1963; Sellerio, 1983);
Le dorate stanze (Sellerio, 1985; Premio Prato-Europa e Premio Pisa 1985);
Arco di luminara (Sellerio, 1990; Premio Racalmare-Leonardo Sciascia
e Premio Viareggio 1990);
La libertà ha un cappello a cilindro (Sellerio, 1993);
Come a un ballo in maschera (Sellerio, 1995);
Sebben che siamo donne (Sellerio, 1999; Premio Vittorini 1999);
Foglia d'acero (con Daniele Pecorini Manzoni; Sellerio, 2001);
Luisa Adorno, insignita nel 2000 dell'onorificenza per l'impegno
letterario dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, si è
distinta nel tempo per la partecipazione a numerose attività culturali:
come testimone al convegno 100 anni di scrittrici, 100 libri di donne
(assieme a Dacia Maraini, Fernanda Pivano, Inge Feltrinelli, Elvira Sellerio,
Salone del libro di Torino 16-21 maggio 1996), come giudice nella commissione
del Premio Letterario Brancati-Zafferana su Letteratura e Resistenza (21-24
settembre 2005), come presidente dell'Associazione Amici di Leonardo Sciascia,
come traduttrice - assieme a Jyrina Štastnà -del romanzo di Helena Šmahelova
La fermata del treno dei boschi, e come scrittrice nel recente incontro
alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia intitolato Le Storie salvano la
vita? (3 luglio 2007).
La scrittrice ha cessato di vivere il 12 luglio 2021, a Roma. Il 2 agosto avrebbe
compiuto 100 anni.
Per una conoscenza approfondita dell'opera rimandiamo alle interviste
da lei rilasciate, con lo stesso entusiasmo e la stessa verve che caratterizza
i suoi scritti, a:
- A. Lorenzoni, Luisa Adorno tra narrativa e carte d'Archivio, Università
degli studi di Firenze, A.A. 2004-2005.
- E. Pellegrini, Videointervista a Luisa Adorno, fatta presso il Centro didattico
televisivo di Ateneo ora CSIAF (all'interno del ciclo Videointerviste, Progetto
Strategico dell'Università degli studi di Firenze, Archivio delle
scritture femminili in Toscana dal 1861, sotto la direzione scientifica
di Maria Fancelli).
- A. Rotolo, Il pozzo dell'esistenza. La memoria nell'opera di Luisa Adorno,
Università degli studi di Palermo, A.A. 2003-2004;
(Caterina Sequi)
Archivio Adorno
Dal 14 aprile 1999 il materiale del fondo Luisa
Adorno è stato depositato presso l'Archivio di Stato di Firenze. Il fondo
si divide in due nuclei distinti: il primo è formato dai dattiloscritti
e manoscritti delle opere già edite (alcuni dattiloscritti si presentano
in duplice redazione - manoscritta e fotostatica - con varianti significative)
e il secondo composto da vari documenti quali recensioni, partecipazioni a convegni,
presentazioni di testi, articoli già pubblicati in riviste (anche bozze
di futuri racconti) e lettere varie.
Si segnala in particolare un nucleo consistente di minute di lettere scritte
da Luisa Adorno alla figlia Maria: questo corposo epistolario-diario è
confluito poi, largamente modificato, in La libertà ha un cappello
a cilindro.