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logo percorso 13 Dopo l'alluvione: gli effetti del disastro in Archivio e il salvataggio dei documenti.

Cinquant'anni fa l'alluvione in Archivio: gli effetti del disastro; il salvataggio dei documenti. Laboratorio in Archivio L'alluvione del 1966 colpì in maniera gravissima l'Archivio di Stato di Firenze che allora si trovava nel palazzo degli Uffizi: oltre 5 km di documenti andarono sott'acqua. Ancora oggi sono visibili i danni causati dalla furia delle acque, come anche i risultati degli importanti interventi effettuati per recuperare i documenti . La visita mostrerà come si procede al "salvataggio" di un pezzo alluvionato all'interno del laboratorio di restauro dell'Archivio.

Nel 1966 l'Archivio era ospitato nello storico palazzo degli Uffizi, là dove esso era stato collocato fin dal momento della sua istituzione, voluta dal Granduca di Toscana Leopoldo II di Asburgo Lorena nel 1852, nei piani inferiori rispetto alla celebre Galleria. Forse non tutti sanno che i piani terreni sotto i due loggiati fino a via Lambertesca, i mezzanini e il primo piano degli Uffizi da via della Ninna alla Loggia dei Lanzi, erano interamente occupati dalla documentazione storica di oltre 600 fondi archivistici, dal tempo del Comune di Firenze e della Repubblica fiorentina (secc. XIII
-XIV), al granducato toscano mediceo e lorenese (secc. XV-XIX), al Regno d'Italia e Repubblica italiana (secc. XIX-XX). Il 4 novembre 1966 le acque invasero ben 40 sale del piano terreno, sommergendo i primi palchetti dal basso per sette chilometri di scaffalature che comprendevano circa 70.000 tra filze, registri faldoni e buste di documentazione, risalente nel tempo fino al XIII secolo, di inestimabile valore per la storia e la cultura universale.
In tali sale a terreno erano collocati prevalentemente archivi di natura giudiziaria e amministrativa, ma anche le carte degli antichi conventi, dello Stato civile e degli uffici postunitari che furono duramente colpiti. L'Archivio di Stato conservava già allora 60 km di documentazione (oggi sono 80 km), e quindi ne era stato danneggiato il circa 10%.
La vasta gara di solidarietà mondiale organizzata per soccorrere Firenze ebbe fra i primi obiettivi anche l'Archivio di Stato. Gli "Angeli del fango", fra i quali tantissimi giovani dai 16 anni in su, provenienti da tutto il mondo, cercarono con grande tempestività di estrarre dall'acqua fangosa il maggior numero di filze che poterono, nelle precarie e disastrose condizioni in cui si trovavano. Tutti ricordano le famose fotografie con le lunghe teorie di grosse filze di documenti stese una accanto all'altra sotto i porticati degli Uffizi. Successivamente quei volontari, pur non essendo esperti di restauro, tentarono di pulire e di dividere i fogli umidi di quei documenti che erano stati meno danneggiati. Pochi furono i documenti che, troppo intrisi di fango mescolato a nafta, nonostante gli sforzi di cui sopra, andarono persi; la maggior parte, invece, furono salvati attraverso tempestive procedure di asciugamento ed essiccazione, specialmente presso un grande ex tabacchificio in Umbria, e furono poi sopposti ad un sapiente restauro.
L'evento dell'alluvione del '66 funse infatti da stimolo a nuove sperimentazioni e ricerche di alto valore scientifico nel campo del restauro dei documenti, e si deve proprio a questo evento la creazione del primo Laboratorio di Restauro presso l'Archivio di Stato di Firenze, che si è poi specializzato e sviluppato come uno dei più importanti in Italia.
Allora contribuirono al restauro dei preziosi documenti danneggiati, specialmente pergamenacei, anche numerosi laboratori di archivi centrali esteri sparsi in tutta Europa (Belgrado, Zagabria, Budapest, Copenhagen, Bruxelles, Oslo).
Subito dopo il disastroso evento, un Comitato internazionale, a grande partecipazione statunitense (il CRIA: "Committee for the Rescue of Italian Art"), raccolse importante aiuti finanziari e per tre anni retribuì giovani ricercatori stranieri che schedarono uno a uno i documenti recuperati, predisponendo oltre 10.000 schede descrittive. Crearono quindi un elenco-inventario delle carte riconosciute, riuscendo a identificare la quasi totalità dei documenti alluvionati.
Per gli archivi infatti il pericolo maggiore di un simile evento, oltre al danno fisico ai singoli pezzi, è la dispersione e la confusione delle carte, con la conseguente difficoltà a ricostruire la loro identità e il loro reciproco collegamento, e quindi con la perdita del loro ordinamento tematico e cronologico, che li renderebbe inutilizzabili.
Questa operazione di recupero, riconoscimento e restauro è proseguita nel tempo, fino ad oggi, sui 7 km di documentazione alluvionata, ne sono stati recuperati alla consultazione oltre 4,5 km, cioè il 65%, di cui il 60% con operazioni di restauro completo.
Conseguenza decisiva e immediata della valutazione del grande disastro dell'alluvione fu la necessità di trovare una nuova collocazione per l'Archivio di Stato: e finalmente, nel 1989, è stata inaugurata la nuova sede di piazza Beccaria, con le sue strutture moderne e funzionali ed un laboratorio di restauro molto più ampio ed attrezzato del precedente.
Riportare al loro aspetto originario le filze dei documenti, sia pergamencei che cartacei, recuperandone la leggibilità, comporta un lavoro tecnico specialistico, lungo e accuratissimo, fatto con precisione carta per carta, anche diverse centinaia per singolo pezzo. Si tratta di slegare ogni filza, e dopo il restauro delle carte, ricucirla con materiali naturali simili agli originali, e riconfezionarne le coperte, o utilizzando quelle recuperate e restaurate, o creandone di nuove, nel rispetto della tipologia dei materiali (cuoio, legno, pergamena, cartone).


Distesa di filze sotto il loggiato degli Uffizi

Distesa di filze sotto il loggiato degli Uffizi
udepositi alluvionati

depositi alluvionati
un registro di scrutini relativipercorso_13_dettagli.php

filze alluvionate
palchetti senza materiale alluvionato

palchetti senza materiale alluvionato
volontari al lavoro

volontari al lavoro
pezzo archivio del fondo Podestà restaurato

pezzo archivio del fondo Podestà restaurato